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L’artista forlivese torna ufficialmente sulla scena della musica italiana e lo fa con un disco di inediti dal sapore pop.
di Barbara Ferrara – sky.it
Dopo un’assenza durata ben quattordici anni, Alice torna con un album sorprendente, pieno di grazia, citazioni colte e altro ancora. Il suo ritorno è segnato dalla stessa voglia di uscire di scena dei tempi di Exit, suo precedente disco con cui si è congedata nel 1998. Samsara è il segno dei tempi, scandisce il trascorrere delle stagioni ed è nel titolo stesso il significato profondo: in sanscrito, samsara si riferisce al flusso incessante della vita.
E se Exit era l’emblema di un grande mutamento interiore ed esistenziale, “si è trattato di un cambiamento che ha coinvolto tutti gli aspetti della mia vita, del resto se si desidera di cambiare non lo si può fare temendo il cambiamento”, Samsara è il risultato di un lungo viaggio dentro di sé che lascia aperte le porte a un ascolto che va oltre le note.
All’album, in uscita il 18 settembre, hanno partecipato nomi illustri della musica italiana, in primis l’artista e amico Franco Battiato che ha scritto per lei la canzone “Eri con me”.
In “Samsara” troviamo più stili, era alla ricerca di qualcosa in particolare?
L’obiettivo era ritrovare le mie radici pop.
Il disco si apre con “Morire d’amore”, piuttosto impegnativo…
E’ una canzone dedicata a Giovanna D’Arco e parla del suo amore profondo che l’ha spinta a darsi. Il nostro amore è spesso egoismo.
Le sue collaborazioni sono sempre state ricercate, quasi mistiche, come nasce l’incontro con Tiziano Ferro?
Cercavo autori giovani con cui relazionarmi in modo nuovo. Avevo chiesto a Tiziano un brano, mi ha risposto subito con due canzoni.
Vi siete visti o avete lavorato come si usa adesso con i file Mp3?
Ognuno ha lavorato separatamente, ma ci siamo costantemente scambiati le idee. Però ci siamo incontrati, abbiamo parlato: per me è stato un scambio molto arricchente.
Non poteva mancare la presenza del suo amico Battiato.
Ci tenevo ad avere una sua canzone ma proprio per il valore che ha per me questo disco volevo un qualcosa di speciale. Gli ho dato come termine di paragone “L’ombra della luce” e lui si è intimorito perché quello è un gran pezzo. Poi mi ha proposto “Eri con me”, mi è piaciuto subito e quindi siamo partiti con gli arrangiamenti.
Ora che succede?
Sto preparando il tour, ho una gran voglia di suonarlo questo disco. Certo che non posso portarmi in giro per l’Italia un quartetto d’archi, e dunque mi farò supportare dalla tecnologia.
Che spettacolo sta preparando?
Ovviamente “Samsara” è il centro del concerto, ma non mancheranno i miei brani storici. E poi mi piacerebbe metterci delle letture che approfondiscano i temi affrontati dalle canzoni. Mi piace stupire.
La cantante non ha mai smesso di tenere concerti, di pubblicare album con riletture di musiche di altri o live, e nel 2000 è anche tornata per la terza volta al Festival di Sanremo. Ora sperimenta nuove strade musicali
di CARLO MORETTI, Repubblica.it
Ci sono voluti quattordici anni per mettere insieme un nuovo album di inediti, anche se Alice non ha mai smesso di tenere concerti, di pubblicare album con riletture di musiche di altri o live, e nel 2000 è anche tornata per la terza volta al Festival di Sanremo. Per questo forse l’album che esce martedì prossimo, 18 settembre, intitolato “Samsara” (in sanscrito indica il ciclo di vita, morte e rinascita) contiene tante anime e mondi musicali diversi, collaborazioni eccellenti a cominciare da quelle con Tiziano Ferro che ha scritto per lei due canzoni, “Nata ieri” e “Cambio casa”, e Franco Battiato, che firma il brano intitolato “Eri con me”. Cantautrice ma anche interprete sopraffina (splendida la sua rilettura nel disco de “Il cielo” di Lucio Dalla), Alice a 57 anni mantiene la voglia di sperimentare nuove strade musicali e dopo l’uscita del disco partirà il 30 novembre dalla sua Forlì per il tour italiano cui a gennaio farà seguito quello europeo.
“Samsara” è un album decisamente vario, sia dal punto di vista musicale sia per i temi che tratta: come lo definirebbe?
«Un microcosmo sonoro, è così che l’ho inteso sin da quando ho cominciato a pensarci più o meno tre anni fa. Ci sono tante emozioni diverse, volevo delle canzoni che in cui ci fossero diversi quadri di vita, anime diverse. A lungo nella mia carriera, diciamo a partire dal 1980 e per quasi venti anni, ho puntato a scrivere e cantare solo canzoni scritte da me o insieme ad altri, ma in questo caso l’aver chiesto ad altri di accompagnarmi nel viaggio significa aver aggiunto ricchezza e umanità all’album, una ricchezza immensa. Tutti noi autori abbiamo delle caratteristiche precise, siamo per forza di cose parziali nelle nostre scoperte, per questo mani diverse e menti differenti possono cogliere aspetti della vita, sfumature di sentimenti che non abbiamo provato o conosciuto direttamente. Parlo sia dell’aspetto compositivo sia di quello produttivo e musicale».
Sembra quasi che le piaccia più cantare canzoni scritte da altri che le sue.
«È vero, mi piace essere un mezzo che dia vita ad emozioni scritte da altri, in quel momento le vivo anch’io per prima. La scelta delle collaborazioni in questo album, da Tiziano Ferro a Franco Battiato, a Mino Di Martino che firma quattro brani (“Morire d’amore”, “Un mondo a parte”, “Autunno già” e “Come il mare”) dei dodici di cui l’album si compone, è stata semplice, avverto subito se un brano mi rappresenta. Diciamo che è una scelta che si fa da sé».
Il disco si apre con “Morire d’amore”, dedicato alla figura di Giovanna D’Arco, ancora fortissima dopo tanti secoli.
«Una storia straordinaria e una figura affascinante che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’umanità. Molti si fermano alla superficie della giovane guerriera che a 19 anni venne mandata al rogo accusata di eresia dimenticando che si tratta della vicenda di una donna che ha sublimato nel suo gesto l’amore per Dio. Mi tocca molto e la trovo una storia esemplare in questi anni in cui siamo proiettati a vivere l’amore come passione e desiderio di ricevere e mai di dare in maniera incondizionata. Un dono presente in ogni essere umano ma offuscato dal desiderio di possesso e potere».
Nel disco c’è anche la cover di “Il cielo”: un omaggio per la recente scomparsa di Lucio Dalla?
«Purtroppo è diventata un omaggio, l’avevo già scelta due anni e mezzo quando avevo appena iniziato a lavorare all’album. È una canzone eterna, una grande melodia piena di poesia, profondità, semplicità, luminosità e tocca chi l’ascolta come una preghiera. È davvero straordinaria».
Questo album esce a 40 anni esatti dalla sua prima uscita discografica: cos’ha imparato dal suo lungo rapporto con la musica?
«La musica ha segnato passaggi fondamentali nella mia vita, sono stata fortunata a trasformare una passione nella mia professione. Per me la musica non è mai stata finalizzata al successo o al raggiungimento di un traguardo economico, è stata l’aria che respiro, una fonte di vita. Quando dunque nel ’98 mi sono accorta che le pressioni degli ordini commerciali avevano trasformato la passione in una professione che rischiava di soffocare il motore emotivo del cantare, allora ho deciso di fondare una mia etichetta per prendere in mano il timone della mia musica».
Una decisione che a tutti sembrò anticipata dall’ultimo album inciso per una multinazionale, intitolato “Exit”.
«Per la verità “Exit” era l’emblema di un grande cambiamento interiore ed esistenziale. Una delle frasi del brano intitolato come l’album dice: “L’unica via d’uscita è dentro”. È l’apertura che volge lo sguardo all’interno. Però si è trattato di un cambiamento che ha coinvolto tutti gli aspetti della mia vita, del resto se si desidera di cambiare non lo si può fare temendo il cambiamento».
(12 settembre 2012)
23 dicembre 2006 Trezzo sull’Adda, Chiesa SS. Gervaso e Protaso
Quante volte nel corso della mia esistenza mi sono chiesta: ma qual è stato il giorno più bello della mia vita? Non ho mai trovato una risposta definitiva. Ogni giorno “scelto” perdeva poi un senso dopo poco tempo, senza che fossi io a volerlo, a deciderlo…
23 dicembre 2006: non so se sarà il giorno più bello della mia vita. Quello che so per certo è che ci si avvicinerà moltissimo e che non perderà mai il suo senso perchè non ci sarà mai nulla che potrà offuscarne l’incantevole ricordo. Quello che so per certo è che è stato il più bel regalo di Natale che abbia mai ricevuto…
22 dicembre 2006 Milano, Basilica di San Marco
22 dicembre: una bellissima giornata, un sole meraviglioso e cielo terso a Milano… tutto sembra contribuire a rendere favolosi questi tre giorni di trasferta. Una giornata dedicata alla fotografia: la mostra di Cartier Bresson la mattina e i tentativi maldestri – ma divertenti – di mettere in pratica gli insegnamenti di un maestro per le strade di Milano:) Fa sempre molto freddo, ma sono felice… Meraviglioso il concerto, la Basilica gremita di persone… un trionfo per Carla. C’è un pezzo cantato durante questo tour che ha accompagnato ogni ora delle mie giornate milanesi e ne ha costituito la colonna sonora Happiness dei Blue Nile. E’ un pezzo interpretato da Carla con gioia e che trasmette gioia. Lo riporto qui, vale più di mille parole usate per descrivere stati d’animo…
Now that I found peace at last
Tell me, Jesus, will it last?
Now that I found peace at last
Tell me, Jesus, will it last?
The birds are laughing in the trees
It’s only make believe
It’s only love
It’s only love
It’s only love
I Swear
I wanna hold you, and treat you right
The cigarettes, and the morning light
I can do wrong, but I will do right
I see you later It’ll be alright, yeah
Now that I found peace of mind
Tell me, Jesus, is it mine?
Now that I found peace of mind
Tell me, Jesus, is it mine?
Birds are laughing in the trees
And in the empty breeze
It’s only love
It’s only love
It’s only love I Swear
I wanna hold you, and treat you right
The cigarettes, morning light
I can do wrong, I can do right
I see you later Be alright, yeah
Happiness, happiness
Happiness, happiness
I wanted more, but live with less
Live again
Happiness
Now that I found peace at last
Tell me, Jesus, will it last?
Now that I found peace at last
Tell me, Jesus, will it last?
Happiness
21 dicembre 2006 Paderno Dugnano, Santuario dell’Annunciazione
Che emozione i giorni che hanno preceduto queste date milanesi… un’euforia strana, la sensazione che qualcosa di fantastico stesse per succedere. Li ho sognati tanto questi tre giorni prenatalizi, preparati con cura…e quando è iniziato il viaggio non stavo nella pelle per la felicità.
Prima tappa: Paderno Dugnano. Quanta attesa in quel viaggio… la mente libera, il cuore leggero, i pensieri bui abbandonati sull’autostrada… il sogno che chilometro dopo chilometro diventa sempre più reale…
Paderno non è esattamente un luogo magico… difficile trovare qualcosa da fare in attesa del concerto. Una breve passeggiata, una cioccolata calda in un bar e poi… davanti alla porta del Santuario ad aspettare che aprano le porte. Un freddo terribile, sicuramente accentuato dall’emozione… Un freddo che si scioglie alle prime note… La felicità di essere lì e di non dover ripartire subito dopo il concerto… la felicità di essere nell’unico luogo dove vorrei essere…
12 dicembre 2006 Reggio Emilia, Chiesa di San Pietro
Mi mancavano quei chilometri percorsi in poche ore, la fila interminabile a Incisa con la paura di non arrivare in tempo, le avventure per trovare il luogo dove si tiene il concerto (anche con il navigatore non è sempre semplice…), le notti in autostrada ché la mattina dopo si lavora… Perchè nonostante la stanchezza del giorno dopo, nonostante i commenti di chi mi considera un po’ folle… potrei fare qualsiasi cosa per un’emozione…
22 maggio 2004 Cosenza – Teatro Rendano Festival “Utopia ed Eresia” organizzato dal Teatro Franco Parenti di Milano
Un week-end a Cosenza
L’inverno è ormai trascorso, finalmente. E’ una bellissima giornata di sole; Flavio ed io ci prepariamo ad un altro Viaggio. Ci alziamo molto presto per salire sul primo treno ed essere a Cosenza il prima possibile ma… Fine dell’inverno non vuol dire necessariamente fine delle avventure e degli ostacoli che si frappongono tra noi e…la meta del viaggio. E così, proprio mentre sto dicendo “Beh, il viaggio non è stato poi così massacrante come pensavamo” ecco che a Maratea una voce “soave” annuncia: “a causa di problemi sulla linea il treno subirà un ritardo indeterminato”. Cominciamo bene. Scendo dal treno a fumarmi una sigaretta insieme ad altri viaggiatori vistosamente inquieti e provati dai ritardi e dalla legge anti-fumo. Il capotreno improvvisa uno show tra il comico e il grottesco per sdrammatizzare la situazione. Promette panini a volontà ai più pazienti. Certo, ci siamo fermati in un posto bellissimo, esattamente sotto il famoso Cristo bianco di Maratea che dall’alto domina un paesaggio stupendo e forse protegge anche il nostro viaggio. Il treno riparte infatti dopo “solo” un’ora e mezza. Poteva andare peggio, anche perchè la sera stessa sapremo da Francesco, un ragazzo di Roma venuto al concerto, che i problemi sulla linea erano la spiegazione ufficiale del fatto che ci stavamo schiantando contro un treno-merci e che solo l’abilità del macchinista è riuscita ad evitare la tragedia…
Ancora pochi chilometri e arriviamo a Paola sani e salvi. Il treno Paola-Cosenza ci “regala” ancora 5 minuti di attesa alla stazione d’arrivo per un problema alle portiere (bloccate), ma ormai siamo arrivati, o, sarebbe meglio dire, ce l’abbiamo fatta!
Una breve sosta in albergo e poi, armati di cartina, ci incamminiamo alla ricerca del Teatro Rendano. Lo troviamo quasi subito e cominciamo ad aspettare che arrivi Carla per le prove. Queste inizieranno tardi, intorno alle 19. Il Teatro infatti, in questi giorni, ospita una manifestazione dedicata al tema dell’Utopia e dell’Eresia e l’ultimo intervento è alle 17,30.
Tutte le manifestazioni che si svolgono nel teatro sono gratuite il che significa che per conquistare un posto in prima fila occorre soffrire e soffrire. Ci stacchiamo dai gradini del teatro solo per un panino consumato di fretta e per strada (ed io che detesto mangiare in piedi…) e poi torniamo al nostro posto. In realtà non c’è ancora nessuno, sono appena le 19,30, ma un tacito accordo ci dice che quello è il nostro posto e lì dobbiamo restare.
A dire il vero ci sentiamo anche un po’… sì, un po’ ridicoli ad aspettare lì davanti soli soletti… Ci lasciamo andare a considerazioni tragicomiche su questa incapacità a mollare la postazione, nonostante l’evidenza del fatto che non stiamo facendo alcuna fila. Ci ridiamo sopra e il discorso prende subito un’altra direzione: il fascino, l’emozione dell’attesa. Inquell’attesa, in quel dolce far nulla, in quel vivere 3 ore solo ed esclusivamente per Aspettare c’è il senso dell’evasione dal dover a tutti i costi fare qualcosa, c’è il “silenzio delle abitudini” e la parola delle emozioni attese. Le prime persone cominciano ad avvicinarsi al Teatro verso le 21 e alle 21,30 passate ci fanno finalmente entrare, ma solo nell’atrio. Per entrare in platea dovremo attendere altri 30 minuti circa, rigorosamente in piedi e in fila.
Il concerto inizia poco dopo le 22,30. E’ un concerto diverso dal solito e ridotto sia nel numero dei musicisti (manca Simone Sant) sia in quello dei pezzi presentati. Sicuramente la ragione va ricercata nelle esigenze del Progetto Telecom nel quale questo spettacolo si inserisce. Carla ricorda un’altra data a Cosenza, quella dell’11 febbraio 2003 e scherza sul freddo che faceva all’interno del Duomo. Il pubblico purtroppo è piuttosto gelido. Ottenere un bis è davvero impresa ardua. Alla fine lei esce di nuovo, ma concede solo Per elisa. Di questo concerto ricorderò soprattutto il modo meraviglioso in cui Carla ha letto due bellissimi pezzi di Pasolini che purtroppo, per motivi di diritti d’autore, non posso riportare integralmente. Si tratta del testo “La Chiesa”, tratto da “L’usignolo della Chiesa Cattolica” ([…]La chiesa ferita si è aperta le piaghe con le sue mani e un lago di sangue le è caduto ai piedi; ed essa prima di morire ha fatto di quel lago uno specchio; e un campo ha illuminato la sua immagine dentro il sangue. E’ solo quell’immagine riflessa nel sangue che noi preghiamo […])e “Madrigali a Dio” ([…] tu pretendi il digiuno ed io lo temo, tu pretendi l’oblio e io non tremo che di ricordi. Ecco perchè la luce tua è umile: a Te non mi conduce […]). Due pezzi straordinari, di una crudezza a volte spietata, interpretati da Carla con forza e dolcezza davvero uniche, come unica è lei…
Il giorno dopo il concerto si parte presto dopo una notte quasi insonne, almeno per me. Facciamo tardi e chiediamo al padrone dell’albergo di chiamarci un taxi. Arriva un vecchissimo 128 blu (forse il prototipo:) segnato da molti anni di lavoro e fatiche. Sul cruscotto c’è di tutto, ma non il tassametro, naturalmente. Le cinture di sicurezza, legate fra loro, non si possono allacciare. E poi un odore forte di benzina e una corsa pazza verso la stazione che ci fa temere di non poter raccontare il concerto di Cosenza. 10 Euro per pochi metri di tragitto.
La pioggia che sbatte sui vetri del treno fa da sottofondo “musicale” al viaggio di ritorno…
Il concerto