22 maggio 2004 Cosenza – Teatro Rendano Festival “Utopia ed Eresia” organizzato dal Teatro Franco Parenti di Milano
Un week-end a Cosenza
L’inverno è ormai trascorso, finalmente. E’ una bellissima giornata di sole; Flavio ed io ci prepariamo ad un altro Viaggio. Ci alziamo molto presto per salire sul primo treno ed essere a Cosenza il prima possibile ma… Fine dell’inverno non vuol dire necessariamente fine delle avventure e degli ostacoli che si frappongono tra noi e…la meta del viaggio. E così, proprio mentre sto dicendo “Beh, il viaggio non è stato poi così massacrante come pensavamo” ecco che a Maratea una voce “soave” annuncia: “a causa di problemi sulla linea il treno subirà un ritardo indeterminato”. Cominciamo bene. Scendo dal treno a fumarmi una sigaretta insieme ad altri viaggiatori vistosamente inquieti e provati dai ritardi e dalla legge anti-fumo. Il capotreno improvvisa uno show tra il comico e il grottesco per sdrammatizzare la situazione. Promette panini a volontà ai più pazienti. Certo, ci siamo fermati in un posto bellissimo, esattamente sotto il famoso Cristo bianco di Maratea che dall’alto domina un paesaggio stupendo e forse protegge anche il nostro viaggio. Il treno riparte infatti dopo “solo” un’ora e mezza. Poteva andare peggio, anche perchè la sera stessa sapremo da Francesco, un ragazzo di Roma venuto al concerto, che i problemi sulla linea erano la spiegazione ufficiale del fatto che ci stavamo schiantando contro un treno-merci e che solo l’abilità del macchinista è riuscita ad evitare la tragedia…
Ancora pochi chilometri e arriviamo a Paola sani e salvi. Il treno Paola-Cosenza ci “regala” ancora 5 minuti di attesa alla stazione d’arrivo per un problema alle portiere (bloccate), ma ormai siamo arrivati, o, sarebbe meglio dire, ce l’abbiamo fatta!
Una breve sosta in albergo e poi, armati di cartina, ci incamminiamo alla ricerca del Teatro Rendano. Lo troviamo quasi subito e cominciamo ad aspettare che arrivi Carla per le prove. Queste inizieranno tardi, intorno alle 19. Il Teatro infatti, in questi giorni, ospita una manifestazione dedicata al tema dell’Utopia e dell’Eresia e l’ultimo intervento è alle 17,30.
Tutte le manifestazioni che si svolgono nel teatro sono gratuite il che significa che per conquistare un posto in prima fila occorre soffrire e soffrire. Ci stacchiamo dai gradini del teatro solo per un panino consumato di fretta e per strada (ed io che detesto mangiare in piedi…) e poi torniamo al nostro posto. In realtà non c’è ancora nessuno, sono appena le 19,30, ma un tacito accordo ci dice che quello è il nostro posto e lì dobbiamo restare.
A dire il vero ci sentiamo anche un po’… sì, un po’ ridicoli ad aspettare lì davanti soli soletti… Ci lasciamo andare a considerazioni tragicomiche su questa incapacità a mollare la postazione, nonostante l’evidenza del fatto che non stiamo facendo alcuna fila. Ci ridiamo sopra e il discorso prende subito un’altra direzione: il fascino, l’emozione dell’attesa. Inquell’attesa, in quel dolce far nulla, in quel vivere 3 ore solo ed esclusivamente per Aspettare c’è il senso dell’evasione dal dover a tutti i costi fare qualcosa, c’è il “silenzio delle abitudini” e la parola delle emozioni attese. Le prime persone cominciano ad avvicinarsi al Teatro verso le 21 e alle 21,30 passate ci fanno finalmente entrare, ma solo nell’atrio. Per entrare in platea dovremo attendere altri 30 minuti circa, rigorosamente in piedi e in fila.
Il concerto inizia poco dopo le 22,30. E’ un concerto diverso dal solito e ridotto sia nel numero dei musicisti (manca Simone Sant) sia in quello dei pezzi presentati. Sicuramente la ragione va ricercata nelle esigenze del Progetto Telecom nel quale questo spettacolo si inserisce. Carla ricorda un’altra data a Cosenza, quella dell’11 febbraio 2003 e scherza sul freddo che faceva all’interno del Duomo. Il pubblico purtroppo è piuttosto gelido. Ottenere un bis è davvero impresa ardua. Alla fine lei esce di nuovo, ma concede solo Per elisa. Di questo concerto ricorderò soprattutto il modo meraviglioso in cui Carla ha letto due bellissimi pezzi di Pasolini che purtroppo, per motivi di diritti d’autore, non posso riportare integralmente. Si tratta del testo “La Chiesa”, tratto da “L’usignolo della Chiesa Cattolica” ([…]La chiesa ferita si è aperta le piaghe con le sue mani e un lago di sangue le è caduto ai piedi; ed essa prima di morire ha fatto di quel lago uno specchio; e un campo ha illuminato la sua immagine dentro il sangue. E’ solo quell’immagine riflessa nel sangue che noi preghiamo […])e “Madrigali a Dio” ([…] tu pretendi il digiuno ed io lo temo, tu pretendi l’oblio e io non tremo che di ricordi. Ecco perchè la luce tua è umile: a Te non mi conduce […]). Due pezzi straordinari, di una crudezza a volte spietata, interpretati da Carla con forza e dolcezza davvero uniche, come unica è lei…
Il giorno dopo il concerto si parte presto dopo una notte quasi insonne, almeno per me. Facciamo tardi e chiediamo al padrone dell’albergo di chiamarci un taxi. Arriva un vecchissimo 128 blu (forse il prototipo:) segnato da molti anni di lavoro e fatiche. Sul cruscotto c’è di tutto, ma non il tassametro, naturalmente. Le cinture di sicurezza, legate fra loro, non si possono allacciare. E poi un odore forte di benzina e una corsa pazza verso la stazione che ci fa temere di non poter raccontare il concerto di Cosenza. 10 Euro per pochi metri di tragitto.
La pioggia che sbatte sui vetri del treno fa da sottofondo “musicale” al viaggio di ritorno…
Il concerto