Gorizia, 13 maggio 2007 – Alice e Orchestra Naonis

Piazza Transalpina 

Cronache friulane ovvero “Abbandona l’Io e abbraccia l’Universo”

Racconto a quattro mani – seconda parte

12 maggio 2007

Sabato mattina colazione nella pasticceria di Palmanova… due cialde che racchiudono un letto di cioccolata e panna montata… un ottimo modo per iniziare la giornata:)

Flavio, Maria ed io partiamo poi con destinazione Postumia, dove andiamo a visitare le grotte e il castello di Predjama.

Il tempo è piuttosto grigio, ma non fa freddo. Arrivati a destinazione cercando di interpretare i cartelli stradali in lingua slava (Roberto ci abbandona subito dopo la frontiera) e dopo aver sbagliato l’entrata in autostrada, ci prepariamo per la visita alle grotte.

Avendo letto prima di partire che la temperatura all’interno è di 10°C Flavio e Maria portano con sè giacche e maglioni. In realtà Flavio mi aveva ripetuto più volte di portare con me qualcosa di pesante per la visita alle grotte, ma io che, come è noto, ho problemi non solo di udito, ma anche di ascolto del prossimo, mi presento vestita con una canottiera e un giubbino di pelle (il giaccone pesante invece meglio lasciarlo nell’auto parcheggiata davanti a casa di Maria…).

Così comincio a imprecare contro me stessa e la mia sbadataggine. E’ a questo punto che Maria (di qui in poi “la filosofa”) ci regala una perla della sua saggezza “Crissi! Abbandona l’Io e abbraccia l’Universo!”. Ecco spiegato dunque il titolo di questo racconto:). Poi i due nemici del mio ego, con fare a dir poco sprezzante, quasi mi lanciano un maglione…

Prima di entrare nelle grotte, decido di entrare appieno nella parte della turista e prendo a nolo una graziosissima mantellina verde militare dotata di cappuccio per potermi riparare dal freddo delle caverne…

La visita è piuttosto interessante anche se alcuni particolari lasciano un po’ a desiderare. Ma la natura ci rivela i suoi lati meravigliosi.

Un trenino che sfreccia a velocità forse un po’ troppo elevata per essere una visita alle grotte, ci porta sino al punto in cui incontreremo la nostra guida, ma prima di ciò veniamo raggruppati per nazionalità e questo in quel luogo fa un po’ un effetto campo di concentramento…

La nostra guida ci spiega qualcosa, poco per la verità, sulla modalità di formazione di stalattiti e stalagmiti. Ci parla poi del principe delle grotte: il Proteus. Si tratta di un amabile animaletto cieco di colore chiaro, in realtà un anfibio che ricorda una lucertola nella forma. Bene, questo Proteus, ci spiega la guida, vive anche 100 anni, può digiunare per 9, e non si sa bene come si riproduca.

Proteus – Foto tratta dal sito http://www.lifeclass-postojna.com

Per una serie di ragioni che non sto a spiegare, viene scelto come mascotte ufficiale di un nuovo club a cui sembra possa iscriversi un discreto numero di persone: il Club del Proteus (per info e modalità d’iscrizione rivolgersi alla Filosofa, che ha ispirato il tutto)…

Finita la visita ci apprestiamo a risalire sullo stesso trenino dell’andata ma, complice la ressa, il trenino parte e Flavio e la Filosofa mi abbandonano sola soletta nel mio “vagoncino” restando sulla banchina e accennando un sadico “Ciao Chicca!”. Loro ritengono che sia stata io ad abbandonarli, fatto sta che li guardo mentre il treno corre via e mi dicono poi che avevo uno sguardo da cucciolo abbandonato sull’autostrada.

Mi ritrovano all’uscita, già immersa tra bancarelle e negozietti vari in cerca di qualche gadget e di una magliettina con annesso Proteus.

Così, disquisendo sulle abitudini del Proteus, sul mio Ego smisurato, sull’Universo ed altre amenità ci concediamo una pausa pranzo con un panino ciascuno. Flavio è attratto da una scritta sul menù, “cevapcici” (specialità culinaria di quelle parti), una sorta di salsicciotti di carni di maiale e manzo molto speziate… ma preferisce restar leggero e ci rinuncia. Non l’avesse mai fatto! Cevapcici gli piace troppo come suono e per non dimenticarlo lo pronuncia continuamente durante il resto della giornata e del giorno successivo rischiando di causare gravi scompensi psichici alla Filosofa, già provata dalla nostra presenza e dal mio Ego).

Ultima tappa della gita in Slovenia il castello di Predjama, abbarbicato su una parete rocciosa verticale, ed in qualche modo immerso in un teatro naturale dove uccelli e grilli cantano senza sosta rallegrando i nostri animi.

Infine si torna a casa, ma Roberto, forse sotto gli effetti del vinello, continua a ripetere “tornate indietro quando potete, poi prendete l’autostrada” Non se ne può più! La Filosofa – inneggiando a una rivoluzione femminista – mi impone di licenziarlo, pena il suo esaurimento nervoso… E così, mio malgrado, decido di assumere Chiara come nostra nuova guida.

Appena passato il confine la Filosofa ci porta a vedere la piazza dove si terrà il concerto di domani, non ci sembra un granchè ad una prima occhiata…

La serata si conclude in un ottimo ristorante friulano dove gustiamo un’abbondante (e buonissima!) cena dimenticando per un po’ le abitudini del nostro amico Proteus…

13 maggio 2007

Il sole ci fa ben sperare per la giornata e per il concerto in piazza a Gorizia (anche se abbiamo capito che il tempo è variabilissimo da queste parti e la Filosofa ci conferma che a volte a Palmanova piove e a S.Maria La Longa – qualche chilometro più in là – splende il sole…

Dopo la colazione nell’ottima pasticceria, decidiamo di dare una ripulitina all’auto di Maria. Sì perchè in realtà di auto aveva ormai ben poco… Di lì a poco, infatti, ci sarebbero cresciute delle piantine…Ci armiamo dunque di aspirapolvere, spugne, straccetti e tubo e alla fine otteniamo un risultato apprezzabile per lo sforzo profuso nel tentativo di rendere giustizia alla Pluriel.

Nel primo pomeriggio Flavio ed io partiamo alla volta di Gorizia, mentre la Filosofa decide di fermarsi ancora un po’ a casa per raggiungerci più tardi…

A Gorizia visitiamo (un po’ di corsa) il castello, molto suggestivo e ben tenuto. In questo luogo si è appena inaugurata anche una mostra. Ci colpisce un phon acceso in un secchio d’acqua… Sarà un’opera d’arte? Ci chiediamo entrambi…

Ci dirigiamo quindi verso Piazza Transalpina.

La piazza non è bellissima da un punto di vista architettonico, ma ha una particolarità che ci fa capire anche il significato del nome dato alla serata Concerto sul confine. Su questa piazza, infatti, si trova il confine tra Italia e Slovenia e dove un tempo c’era un recinto ora si trova una sorta di “tombino” rotondo con le scritte Italia e Slovenia nei due semicerchi, nel mezzo una riga. Ci accorgiamo così che il palco è situato esattamente a metà tra i due Stati.

 

Cristina con un piede in Italia ed uno in Slovenia

Il significato di quella piazza rende molto suggestivo il luogo del concerto…

Sono le 16,30 e mi posiziono addosso alla transenna. Il sole mi accarezza il viso e mi sento in pace con me stessa e con il mondo…

Flavio invece comincia a risentire del caldo e i suoi neuroni iniziano a mostrare segni di cedimento:)

Flavio gioca con la cuffia paravento del microfono

Intanto sul palco prova il cantante atteso da tutti, Oliver Dragojevich: capelli bianchi, stile melodico, a quanto pare molto amato in Slovenia. Noi restiamo lì, alla transenna, in attesa delle prove di Carla, ma lo scorrere del tempo ci fa presagire delle prove molto brevi…

Infatti sarà così, solo un quarto d’ora per il sound check della voce e per ascoltare il coro eseguire alcune parti delle canzoni che Carla canterà.

Nell’attesa mi fermo a parlare con Alberto Tafuri. Si augura che possa realizzarsi l’idea di un tour autunnale con l’orchestra… Già, sarebbe meraviglioso… Ma voglio riportarvi le sue parole sulla serata che ci attende, parole che restano incise in me: “quando ascolto tutte queste “stelline” mi rendo conto di quanto io sia fortunato a lavorare con un gigante come Carla. Non c’è nulla da fare, quando arriva lei e intona Prospettiva Nevski tutto il resto tace”… Non c’è bisogno di commenti…

Il palco a questo punto è affollatissimo, l’orchestra, il coro composto da almeno una cinquantina di giovani, i microfoni, i monitor…

Verso le 20 inizia il concerto. Apre di nuovo Zaira Zigante, poi Martina Feri, quindi Predin che stasera parla solo in sloveno, ma ormai siamo preparati sul suo repertorio… e inoltre Flavio ha la “fortuna” di avere accanto a sè un abitante del luogo che ha voglia di socializzare e traduce di volta in volta quello che dice Predin. 
Io mi sto letteralmente addormentando, ma ad un certo punto decido di reagire e mi abbandono a una danza scatenata sulle note del Predin. La filosofa mi guarda in preda allo sconcerto… Fa varie ipotesi su questa mia reazione: ho forse deciso di prendere la cittadinanza slovena? Ho assunto una dose doppia di Prozac? Nulla di tutto ciò. Che si tratti invece del tanto agognato abbandono dell’Io?

Ma ci siamo… finalmente è il momento di Carla. Siamo un po’ preoccupati per l’ambiente, si sente il brusio di gente che cammina più in là, a lato del palco, non ci sembra il luogo adatto per Carla, ma siamo qui…
Ed è bello esserci sempre…
Carla appare molto solare anche stasera e uno dopo l’altro canta i 7 brani scelti, lasciandoci addosso emozioni che porteremo con noi fino al prossimo concerto… Rispetto alla serata di Maniago, la novità è costituita dal coro che incanta ed emoziona…
Finita la sua esibizione ci apriamo un varco nella folla che è in attesa di Dragojevich e andiamo a salutare Carla. Ci accoglie con un sorriso e ci regala un altro di quei momenti magici che non scorderemo mai… Flavio è in estasi, io sono ormai pronta ad abbracciare l’Universo:) 
Poi i due moschettieri (Flavio e la Filosofa) mi trascinano via… già… anche io devo aver subito gli effetti dell’insolazione pomeridiana, visto che vorrei fermarmi ancora ad ascoltare la canzone “Malinconia” di Dragojevich. Niente da fare… i due, complici,  me lo proibiscono…
Ci fermiamo in una pizzeria, ognuno immerso nei suoi pensieri, nelle sensazioni vissute nell’intimo… Il Proteus torna nei nostri discorsi più o meno seri, insieme all’Io e all’Universo… ai cevapcici, alla tresca tra Chiara e Roberto…

Tre giorni splendidi si concludono. Non ci resta che un lungo ritorno a casa…

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maniago 11 maggio 2007 – Alice e Orchestra Naonis

Teatro Verdi

Cronache friulane ovvero “Abbandona l’Io e abbraccia l’Universo”

Racconto a quattro mani – prima parte

11 maggio 2007

La sveglia di buon mattino, l’aria frizzantina, il giorno che si risveglia, il desiderio di mettersi in auto, godere del viaggio lungo mezza Italia, osservare il continuo mutare dei panorami attraversati, scrutare il cielo, i papaveri che colorano di rosso acceso i campi verdi, come nei quadri di Monet…

Partiamo alle 7, Flavio ed io. Mi metto al volante… felice…La radio diffonde musica un po’ noiosa, e tra un brano e l’altro ci giungono notizie sul traffico in autostrada… al momento tutto tranquillo.

Una prima sosta per fare colazione… e all’uscita dall’autogrill sistemo bene il regalo per Carla e prendo il biglietto vuoto da scriverle durante il viaggio… poche, intense parole per dirle grazie…

e poi via per una lunga tirata fino alla prossima tappa… Maniago, in provincia di Pordenone. 
Ma… ecco il primo intoppo in arrivo… come sperare che per una volta vada tutto liscio quando si parte per un concerto? 
Notizie di un veicolo in fiamme in un tratto di strada di fronte a noi ci fanno decidere di uscire al primo casello per aggirare l’ostacolo… si parla già di un chilometro di coda… Prendiamo una strada provinciale che sale e scende lungo le colline umbre, attraversando piccole frazioni e ampi boschi; pensiamo “abbiamo proprio visto giusto!”
 Avete presente le ultime parole famose? Ecco, proprio quelle! Poco dopo aver imboccato questa strada, dove non è possibile sorpassare, ci troviamo di fronte un mezzo pesante che sembra arrancare a 20 km orari… e noi dietro… ancora un po’ e cominciamo a vedere una colonna di mezzi pesanti nel senso opposto che tentano di percorrere quella che per loro è una mulattiera. Cominciamo a temere seriamente di non arrivare in tempo! Se per caso uno di questi mezzi si ribaltasse o restasse bloccato in mezzo alla strada saremmo davvero spacciati, senza possibilità di uscirne in tempi brevi. 
Procediamo a passo d’uomo, gli autotreni devono fermarsi a turno per lasciar passare gli altri, soprattutto in curva. Roberto, affezionatissima voce maschile del TomTom che ho assunto con contratto a progetto come mio fidanzato ufficiale (non rompe, è fedele e soprattutto trova sempre la strada) è zelante come un soldatino di piombo… continua a ripetere “tornate indietro quando potete, poi prendete l’autostrada”. Grazie del martellante consiglio, ma se prendo l’autostrada al concerto non ci arriviamo più! I minuti scorrono e abbiamo percorso appena un paio di chilometri dei 18 previsti passando dalla strada alternativa… Qui sotto due immagini che rendono l’idea dell’imbottigliamento sulla “strada alternativa”:

 

A questo punto il camion che ci precede sembra farci una gentilezza, si accosta, mette la freccia a destra… pensiamo ci lasci passare… e no! No no no!

Mentre tento il sorpasso (sempre a passo d’uomo) da lontano sbuca la figura di un carabiniere dotato di paletta che energicamente ed insistentemente mi fa segno di rientrare in corsia. Il motore si spegne, il carabiniere, lo vedo anche se è lontano, comincia a innervosirsi pensando che io non abbia capito… Riaccendo il motore e mi rimetto in fila, ma nel frattempo l’uomo è giunto fino a noi e con piglio deciso e accento vagamente calabrese “Signorina! Lei ha qualche problema di salute per caso?” E io: “No, no, non avevamo visto che stava fermando il traffico per agevolare il passaggio degli altri”.

“No, perché se ha qualche problema, lo troviamo il modo di superare tutti e portarla in ospedale, se serve si fa tutto…”. Io comincio a spazientirmi, come si evince dal mio tono di voce, nonché a fare scongiuri anti-sfiga. Per fortuna Flavio, con la sua calma serafica, azzarda un sorriso e un occhio mortificato che rabboniscono l’uomo in divisa.

Non so quanto abbiamo impiegato per fare i restanti 16 km della stradina… Comunque sia, dopo un tempo che sembra interminabile, ci rimettiamo in viaggio sull’autostrada e di buon passo (rispettando i limiti e le centinaia di autovelox) manteniamo la giusta velocità che ci porta verso il nord in tempi un po’ più lunghi del previsto, ma comunque largamente in anticipo per il concerto.

Lungo il viaggio ci accompagna un sole splendente, dall’Umbria alla Toscana, alla Romagna, poi in Veneto e quindi in Friuli, un bel sole estivo e caldo dappertutto…

Mentre ci avviciniamo a Maniago, seguendo le indicazioni del fedele Roberto, nuvole minacciose si affollano sulle montagne ai piedi delle quali sorge il paese, tutt’intorno ancora sole a picco…

Effettivamente giunti a Maniago il cielo è scuro sopra di noi, solo in lontananza un po’ di chiarore sembra farci sperare.

Decidiamo di sederci al bar di fronte al teatro dove viviamo uno dei molti momenti magici di questo meraviglioso week end. Carla è seduta ad un tavolo all’aperto. Ci saluta sorridente, poi le consegno il mio regalo. Flavio ed io andiamo a sederci all’interno del bar. Poco dopo Carla si alza, entra nel bar per ringraziarmi… si ferma a parlare con noi e anche Flavio le consegna il suo regalo. Un incontro lungo, delicato, intenso, parole che scorrono senza fermarsi, semplici discorsi fra amici…

Carla infine ci saluta e torna al suo tavolo, io bevo la mia acqua tonica e Flavio il suo cappuccino ormai tiepido. Già da un po’ ero in subbuglio… emozionata e felice per la serata che mi aspettava…ora sono definitivamente persa, tant’è che Flavio continua a parlarmi senza aver risposte sensate, anzi, senza avere proprio risposte…

Facciamo un giretto per Maniago, il centro è carino, il tempo è nero, c’è una bella piazza con al centro una fontana a cui dedichiamo diversi scatti…

prima che un fragoroso temporale ci costringa a ripararci sotto i portoni lungo i marciapiedi… Mentre io mi fermo per l’ennesima telefonata, Flavio si fa una cultura sulla famosa coltelleria di Maniago osservando una fornitissima vetrina dove luccicano vari tipi di coltelli, spade e pugnali da far invidia al “vecchio” Rambo.

Sono quasi le 20 quando smette di piovere. Ci rifugiamo ancora nel bar e di lì a poco ci raggiunge Maria Teresa con due amiche, poi Maria anche lei in compagnia di due amiche…

Finalmente entriamo in teatro…

e lo spettacolo inizia

Apre Zaira Zigante: un abito nero, semplicissimo, stile sobrio ed una tenerezza forse suscitata dal pancione evidente; non la conoscevamo, ci lascia sensazioni positive, la voce è gradevole e ci piace il suo modo di interpretare le canzoni. Poi arriva Zoran Predin, con la sua musica tipicamente slovena, molto movimentata anche se abbastanza monotematica in fatto di argomenti trattati, tutti a sfondo… sentimental-sessuale, per così dire….

Ma finalmente arriva il momento di Carla, vestita di bianco, con la classe che la distingue da sempre ci presenta uno dopo l’altro i brani selezionati per questo mini concerto.

Nuove vesti avvolgono i brani che ormai, per parafrasare Carla, sono nelle nostre cellule.

Gli archi introducono Febbraio e con la voce entra anche l’arpa, poi la tromba si eleva piano dal tessuto orchestrale…

Segue Non insegnate ai bambini, sempre delicata come una filastrocca.

Il terzo brano, durante la presentazione del quale un “simpatico” signore intona “vivere vivere vivere non è più vivere…”, è I treni di Tozeur, ancora l’arpa sostiene la struttura coi suoi arpeggi ripetuti e il brano scivola via lieve e delicato come non mai.

Come un sussurro si apre E’ stato molto bello dove si intrecciano i suoni degli archi, della fisarmonica, dell’arpa e poi dei fiati, fino al crescendo delle percussioni e della voce di Carla, capace di passare dalle sfumature più lievi a quelle più energiche richieste dall’interpretazione di questo brano. Meravigliosa… valeva la pena venire fin qui solo per sentire questo pezzo suonato con l’orchestra… un’emozione intraducibile…

Prima di Anin a gris il solito “simpatico” signore di prima torna a declamare qualcosa… colgo solo un sussurro di Maria che sibila “uccidetelo!”

E’ una versione ancora più dolce, forse con più pathos, quella che ascoltiamo per la prima volta. Flavio si perde nel suono del violoncello (sarà che ha un debole per il suo suono…) che discorre con il primo violino.

Ecco l’arpeggio di Prospettiva Newski, stavolta non è il pianoforte a eseguirlo ma l’arpa, la seconda strofa si apre con l’accompagnamento delle percussioni poi l’armonia si riempie degli altri strumenti. Anche questo brano trova nell’esecuzione orchestrale una dimensione più consona alle sue potenzialità, o forse sarà che da tanto tempo siamo abituati ad ascoltarla con l’accompagnamento del solo pianoforte.

Il concerto di Carla si chiude con Per Elisa, incipit dei fiati, ingresso delle percussioni energiche e insistenti di un poderoso strumentista e poi i violini, la tromba e… lei…Carla…

La serata finisce, lasciandoci ancora un po’ affamati di musica e parole…

In realtà la nostra serata si concluderà più tardi, in un ristorante, dove arriveranno anche Carla e il suo staff. Infine il ritorno a casa di Maria, un centinaio di chilometri, un bicchierino di limoncello e finalmente a nanna dopo una lunghissima e meravigliosa giornata, preludio di altri momenti magici legati a Carla e alla sua splendida Musica.

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Flavio Francescangeli

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani

Foto di Cristina Paesani